Brevi meditazioni bibliche da Cristiani Oggi
di Rodolfo Arata
A metà strada
"Terah prese Abramo, suo figlio, e Lot,
figlio di Aran, cioè figlio di suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie d'Abramo
suo figlio, è uscita con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Essi giunsero fino a Charan,
e la soggiornarono. Il tempo che Terah visse fu
duecentocinque anni; poi Terah morì in Charan"
(Genesi
11:31,32)
Ur dei Caldei era una città grande e famosa al tempo di Abramo. L'archeologia ha riportato alla luce i resti di edifici, di torri, di tombe, testimonianza di una delle più antiche civiltà. Molti i reperti di oreficeria e preziosi in genere, prove evidenti di una prospera condizione economica e sociale. Era dimora reale dei regnanti dell'impero sumero-accadico e luogo di culto delle divinità mesopotamiche.
Da questa città la famiglia di Abramo, guidata dal padre Terah, si spostò per trasferirsi nella terrai Canaan. Lo spostamento non seguì la via geograficamente più breve, perché questo avrebbe significato dover attraversare il proibitivo deserto Arabico, ma si sviluppò seguendo il corso del fiume Eufrate, sulla cui sponda occidentale sorgeva Ur, fino ai confini dell'odierna Turchia, da dove, volgendo a sinistra e scendendo attraverso la Siria, sarebbe stato possibile raggiungere la meta.
Lo scarno racconto di Genesi 11:31,32 non dice nulla sulle ragioni che portarono Terah a trasferirsi con la sua famiglia, ma l'esame comparativo con Giosuè 24:2,3 "…I vostri padri, come Terah padre di Abramo e di Naor, abitarono anticamente di la dal fiume, e servirono gli altri dei. Ed io presi il padre vostro Abramo di la dal fiume, gli feci percorrere tutto il paese di Canaan, moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco), ed Atti 7:2-4 "…Il Dio della gloria apparve ad Abramo mentre era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Charan, e gli disse: 'Esci dal tuo paese e dal tuo parentado, e va nel paese che io ti mostrerò'. Allora egli lasciò il paese dei Caldei, ed andò ad abitare in Charan; e di là , dopo che suo padre morì, Dio lo fece venire in questo paese, che voiora abitate", getta luce su tutta la vicenda.
Non fu iniziativa di Terah questo trasferimento, ma di Abramo e questi, a sua volta, volle muoversi perché ci fu una chiamata specifica da parte di Dio. Evidente,ente dichiarò al padre quello che sentiva nel cuore e Terah fu coinvolto nel cammino di fede intrapreso dal figlio.
Si fermarono a metà strada, a Charan, e non fu solo una sosta "tecnica", di qualche giorno, per riposarsi e fare provviste. La Bibbia dice che vi abitarono stabilmente.
Tanti anni più tardi, quado Giacobbe sarebbe fuggito dalla dimora paterna per il timore del fratello Esaù, lo vediamo diretto proprio verso Charan, dove si trovano gli altri discendenti di Terah (Genesi 28:10).
Qui Terah morì. A metà strada, senza aver raggiunto la terra di Canaan.
Sono molte le
persone che vivono un'esperienza simile a quella di Terah:
partono, iniziano un cammino, avendo una meta davanti, ma si fermano a metà
strada.
Sono giovani coinvolti dalla fede dei loro genitori; mariti
o mogli, "convinti" dalla scelta di fede del proprio coniuge;
parenti, amici, compagni di scuola o colleghi di lavoro, che restano colpiti,
talvolta affascinati, dalla testimonianza dell'Evangelo e si aggregano a coloro
che, chiamati da Dio, lasciano Ur, il mondo, diretti a Canaan,
il regno di Dio. Sono persone che lasciano Ur, la terra di riti idolatri, di
mondanità, di ricchezze terrene, di potere temporale, ma che non giungono mai a
diventare "forestieri e pellegrini", abitando in "tende",
aspettando la città "il cui architetto e costruttore è Dio"
(Ebrei 11:9-13).
Sono persone che hanno lasciato una città per stabilirsi in
un'altra, che hanno fatto un passo avanti, ma che non hanno fatto quello decisivo
che li può portare nel territorio di Dio, dove innalzare altari di
consacrazione, dove ricevere le visite di Dio, dove ottenere le promesse del
cielo.
Sono felici che affollano le chiese, specialmente la
Domenica, paghi di partecipare ad un culto, senza mai prendere la decisione di
battezzarsi, in un'attesa senza fine; fedeli che hanno deciso di battezzarsi,
ma che non sono stati mai seppelliti con Cristo e risorti con Lui; fedeli
sempre pronti ad emozionarsi e mai a convertirsi. Non fermarti a metà strada!
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Posto nuovo
abitudini vecchie
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Non sappiamo nulla delle attività di Terah
e dei suoi familiari a Ur. Una tradizione rabbinica dice che fosse costruttore
di idoli, ma non c'è conferma biblica a tal proposito. Né sappiamo quali
attività intraprese a Charan. Forse il trasferimento
non portò sostanziali modifiche alla sua vita, ma non siamo in grado di dire
cose precise sull'argomento. E' più importante riflettere sulla nostra vita, perché non è raro il caso di chi si
"trasferisce" da una condizione religiosa ad un'altra, senza che vi
sia una radicale trasformazione della propria esistenza.
Abramo, quando completò il suo cammino che lo portò da Ur
alla terra di Canaan, vide la propria vita
completamente rivoluzionata: da persona sedentaria, diventò nomade; da abitante
di una città reale con diritto di cittadinanza, diventò forestiero, immigrato
in terra straniera.
Per Terah la trasformazione fu
molto meno profonda. E così per tutti quelli che si fermano a metà strada. Si
lascia l'idolatria delle statue, delle immagini, dei santi protettori, dei riti
esteriori e si coltivano nel cuore idoli più subdoli: l'amore per il denaro, al
quale si "sacrificano" tempo, energie, famiglia, chiesa, moralità;
l'amore per il mondo, quell'amicizia che è inimicizia con Dio e che non
garantisce vita eterna, ma una vita vuota e banale; l'amore per i mille beni di
questo tempo consumistico in cui ogni giorno di più crollano i valori e si proclama
la felicità dell'avere. Si lascia la bestemmia volgare, ma si continua a
consentire che il nome di Dio sia bestemmiato, sia pure in senso metaforico, e
che l'Evangelo sia deriso ed offeso, a causa di un comportamento che non lascia
intravedere alcun vero segno di una nuova vita di origine divina. Si lasciano
vecchie compagnie dei membri di una comunità, ma si portano con se l'egoismo,
il carattere pettegolo, lo spirito litigioso, l'orgoglio e la vanagloria, la
voglia di comandare o il vittimismo e le tante altre mille caratteristiche
negative che non consentono di poter costruire rapporti veri, profondi,
duraturi come devono essere i rapporti tra i fratelli, figli di Dio rinnovati
dalla grazia del Signore e dall'opera dello Spirito Santo.
In uno dei tanti incontri avuti da Faraone con Mosè, quando
questi gli chiedeva di lasciar andare via il popolo ebreo, il sovrano d'Egitto
rispose: "Io vi lascerò andare… soltanto, non
andate troppo lontano" (Esodo 8:28).
Ecco una delle strategie del nemico: lascia pure Ur, ma non
andare troppo lontano, fino a Canaan: fermati a metà
strada. Ma Gesù ha detto che se non si lascia in modo e deciso il proprio
passato, se non si è pronti a lasciare tutto e tutti, perfino la propria vita,
non si può essere discepoli Suoi.
Paolo non era per le mezze misure, per i percorsi fatti a
metà: "Il mondo, per me, è stato crocifisso, ed io sono stato
crocifisso per il mondo" (Galati 6:14).
Più completo di così…
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Un richiamo per Abramo
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Terah dunque morì a Charan, a metà strada. E Abramo? Anche lui si era stabilito
a Charan e forse aveva dimenticato quale fosse la
meta finale del suo viaggio. Il ricordo della prima rivelazione di Dio si era
un pò sbiadito nella sua mente, forse non era più
tanto sicuro di cosa veramente volesse Dio da lui, o forse aveva smarrito il
coraggio e l'entusiasmo dei primi giorni di marcia, o più semplicemente si
trovava bene a Charan e non scorgeva la necessità di
riprendere il cammino. Iddio dovette ridestargli lo spirito. La chiamata venne
rinnovata: Va via dal tuo paese, dai tuoi parenti, e dalla casa di tuo
padre, e va nel paese che io ti mostrerò" (Genesi 12:1).
Dunque il pericolo di rimanere a
metà strada non riguarda solo coloro che sono stati convinti da altri ad
intraprendere il cammino della fede, ma anche coloro che in modo personale e
diretto sono stati raggiunti dalla voce di Dio e che hanno lasciato la propria
Ur.
Può accadere che chi ha convinto
altri a mettersi in cammino per il Regno di Dio, possa poi restare condizionato
proprio da questi altri, come accadde a d Abramo con il padre. Chi viene
chiamato da Dio ha il dovere di estendere l'invito della salvezza a quanti gli
sono vicini e certamente gli procura una grande gioia ogni risposta positiva a
tale appello.
Bisogna tuttavia tenere presente
che la fede "acquisita" di queste persone spesso non ha la stessa
maturità e la stessa visione di chi ha ricevuto la chiamata. Non si hanno
quindi lo stesso zelo, lo stesso desiderio di consacrazione, lo stesso rigore
etico, lo stesso impegno evangelistico, e così via.
Condizionati dai legami di parentela o di amicizia, spesso si accettano
compromessi che riducono le distanze e sembra in questo modo di trovare la
giusta soluzione.
Ma alla fine tutto ciò si rivela
un ostacolo, un freno, un impedimento per il proprio cammino.
La scelta della fede e
dell'ubbidienza si deve rinnovare ogni giorno. Provvidenziale fu il richiamo di
Dio, che ricordò ad Abramo quale era la sua meta e quale la sua sorte: oggetto
della particolare benedizione divina e fonte di benedizione per tutti ipopoli
della terra.
Ed Abramo riprese il cammino.
Riprendilo anche tu, se sei fermo a metà strada.
di Rodolfo Arata
Pubblicato
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