Brevi meditazioni bibliche      dal Risveglio Pentecostale

 
 

 

  

 

 

Vedete di quale amore…

 

            

 “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre,  dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.”

(1 Giovanni 3:1)

 

 

…Siamo fatti figliuoli di Dio. Questo è meraviglioso;  pensate:  noi tutti per la fede in Gesù siamo imparentati direttamente con Dio.

Un versetto come questo divide la  comunità e tutto il mondo in due campi:  quello dei figli di Dio e quello di coloro che vivono  lontani da Dio. Dobbiamo esultare perché Iddio ci ha voluto fare non solo più grandi di tutte le creature terrestri,  ma anche più grandi di quelle celesti. Ci sono gli angeli; essi sono grandi e gloriosi; ma noi ci dobbiamo rallegrare di non essere stati fatti simili agli angeli. Gli arcangeli sono anche più grandi in gloria ed in forza ed i cherubini ancora di più ma noi non siamo fatti come uno di loro ma siamo stati fatti figli di Dio.

Questo non solo ci  darà  ma ci dà al presente dei  gloriosi privilegi,  naturalmente ci dà anche delle gravi responsabilità: se siamo figliuoli di Dio, dobbiamo onorare il Nome di Dio.  Uno dei privilegi che  abbiamo è quello di poter  andare a  Dio come al nostro provvido Padre.  Egli ci può e ci vuole dare tutto quello che ci occorre. Quando ci poniamo in preghiera, dobbiamo sapere di avere un Padre e dobbiamo sapere che possiamo fare uso del privilegio che  c’introduce nella Sua presenza.  Quando ero  bambino andavo con frequenza da mio padre;  avevo sempre da chiedergli  qualche  cosa ed allora salivo sopra uno dei suoi ginocchi e gli facevo la mia richiesta. Mio padre era tremendamente sordo di un orecchio ed io dimenticavo sempre quale era la parte dalla quale mi poteva udire e così capitava spesso che dopo fatta la richiesta, egli si piegava sopra di me tenendo l’orecchio  sano e chiedendomi: “Che hai detto?”  Io allora gli salivo sull’altra gamba e gli  ripetevo la  richiesta.  Non mi dava tutto quello che gli chiedevo, ma mi dava tutto quello che mi era necessario. Anche il Padre celeste ci rifiuta molte richieste, perché non sono per la nostra utilità,  ma non ci lascia mancare nulla di quello che ci è necessario per la nostra vita fisica e per la nostra vita spirituale. Io andavo da mio padre perché egli era mio padre. Gli altri bambini non potevano fargli stesse richieste;  io le potevo fare perché ero suo figlio.

Ricordo  anche che io  padre aveva una  grande  cura per me non solo nel soddisfare le mie richieste ma anche per controllare le mie azioni e per curare la mia  educazione.  Naturalmente qualche volta egli mi castigava.  Mio padre  portava ai  fianchi  una  cintura di cuoio ed io ero felicissimo quando quella  cintura stava in quel posto.  Quando  quella  cintura  veniva tolta dal suo posto naturale, io cominciavo ad essere agitato.

Quella  striscia di cuoio per me  aveva un  linguaggio  proprio:  essa mi diceva che colui che la usava  era mio  padre e che io ero suo  figlio e mi diceva  anche che io  dovevo  ubbidienza a mio padre.

Iddio opera nello stesso modo verso noi suoi figliuoli:  Egli spesso ci castiga, e questo è un privilegio perché ci attesta che noi siamo suoi figliuoli.  Nella Bibbia è scritto che il  Signore castiga e flagella il figliuolo che ama.

Se non ricevessimo castighi e  correzioni non  potremmo dirci  figliuoli perché solo i bastardi, dice la Parola di Dio, sono senza castighi. Da tutto questo  vediamo bene i nostri privilegi e le nostre responsabilità:

-          -         dobbiamo onorare iddio.

-          -         Possiamo accostarci a Dio.

-          -         Veniamo aiutati e castigati da Dio.

Tutto questo perché?  Perché la  carità di  Dio ci ha fatti Suoi figliuoli.  Notate;  ora  siamo figliuoli ma non è ancora apparso questo dono in tutta la sua Gloria. Quando però apparirà  saremo simili al nostro Signore.  Oggi siamo figlioli, ma nell’aspetto fisico non siamo diversi da coloro che non sono figliuoli. Se prendiamo la fotografia di un convertito e quella di un inconvertito non possiamo,  guardandole,  conoscere  facilmente  quale dei due sia figliuolo di Dio. Perché?  Perché la cosa più grande,  più gloriosa,  oggi non è all’esterno ma  nell’interno  della nostra vita.  Iddio ha innestata in noi la Sua  potenza e la Sua gloria e quindi nell’involucro della nostra vita fisica noi celiamo e custodiamo il seme di quella che apparirà.

Troviamo scritto infatti al verso 9 del medesimo testo: “Il seme di Esso dimora in voi… Notate il seme. Da questo seme un giorno si manifesterà l’immagine gloriosa del Signore.

Se in questa sera prendessi un seme e poi lo dividessi a metà con n rasoio,  voi mi guardereste meravigliati.

Se poi prendessi ad esaminarlo attentamente con un microscopio, voi mi domandereste:  “che cosa fai fratello?”, io vi potrei rispondere: “so che in questo seme sono contenute delle radici, un fusto, delle foglie, dei fiori e sto cercando di trovarle e di vederle. Certamente tutti mi direste: “ma questo è impossibile”;  ora  non si può vedere nessuna di queste cose ed allora facciamo  piuttosto una cosa  diversa;  prendiamo un  altro seme.  Scaviamo per esso una piccola tomba, lo posiamo nella piccola tomba e poi lo ricopriamo. Sulla piccola buca ricoperta metteremo una  lapide con la scritta: “Qui giace un piccolo seme”.

E poi?

Poi ci dimenticheremo;  ci sono tanti semi dimenticati nella terra;  e ci volgeremo alle nostre distrazioni.  Ma un giorno  ritorneremo alla  piccola tomba e…  una  pianta è uscita dalla terra, molte foglioline verdi la ricoprono e nel mezzo di essa c’è un meraviglioso e profumato fiore che riempie l’aria con il suo profumo.

Da dove è venuta la magnifica pianta? Dal piccolo seme  posto nella piccola tomba.  Un giorno anche noi saremo posti in una piccola tomba, non piangete per quel giorno, esso è il più bello; ma da quella tomba al raggio della primavera divina “apparirà” quello che noi saremo.

Non è meraviglioso tutto questo? Vi sembra strano che Iddio opererà in questo modo. Questo è il metodo di Dio e tutto questo ci viene già mostrato ed insegnato dalla terra.

Prendiamo per esempio un uovo. Si un comune uovo di gallina, uno di quelli che  consumiamo durante i nostri pasti. Che cosa ci dice l’uovo?  Ci dice che Iddio suscita la vita  dove noi non la scorgiamo. Possiamo noi immaginare quello che avviene all’interno di un uovo  mentre viene fecondato?

Una chioccia si pone sopra le uova;  le riscalda  ogni giorno ed ogni  giorno le muove  perché possano essere soffuse  dal suo tepore in ogni lato;  e dopo circa tre settimane  ecco qualche cosa che “appare”.  Il guscio comincia ad incrinarsi e creparsi,  si ode un lieve beccare ed infatti poco dopo un beccuccio esce fuori;  un batuffolino vivente poco dopo ci riempie di gioioso stupore con il suo sommesso pigolio. Un bel pulcino dalle piumette gialle è venuto alla luce.  Da dove è venuto?  Dall’uovo!  Ma noi non siamo mai riusciti a vedere un pulcino mentre abbiamo consumato il nostro uovo a pranzo.

Anche noi sentiamo qualche volta questo guscio che s’incrina e si crepa;  anche noi sentiamo che qualche cosa “apparirà” ed apparirà glorioso e risplendente nel giorno del Signore.

Si glorioso! Guardate un pavone. Non è straordinariamente bello con le sue piume colorate al sole? Egli è uscito da un uovo! Se Iddio ha potuto fare uscire un pavone da un uovo,  cercate di immaginare quello che potrà fare uscire dal suo seme che ha messo in noi!  Voglio portare ancora un esempio figurato:si trova frequentemente nei nostri orti un brutto insetto, il bruco,  che con le sue molte  gambe,  le sue tenagliette ed il suo  corpo,  suscita  il nostro  ribrezzo. Quest’insetto  striscia sui  cavoli e voi sapete che li distrugge,  e forse per questo motivo, o forse perché è brutto, se voi lo vedete lo uccidete schiacciandolo col vostro piede. Una caratteristica di questo insetto è molto interessante:  esso si  costruisce la bara da se.  Quando viene l’inverno egli si costruisce la bara e ci rimane dentro. E’ morto? No dorme soltanto ed attende il calore di una nuova stagione. Viene la primavera e con essa i raggi tiepidi del sole. L’insetto si risveglia ed esce fuori, completamente diverso; ha messo due splendide ali colorate e non è più l’orribile bruco,  ma una splendida  farfalla.  Essa non cerca  più i cavoli per strisciarvi sopra, vola prende ad andare di fiore in fiore.  Può darsi che oggi anche noi, benché figliuoli di Dio,  siamo costretti a strisciare sopra i cavoli;  ma un giorno mentre gli altri diranno che siamo morti, ci addormenteremo.

Aspetteremo anche noi la primavera ed i raggi del sole e,  quando la stagione verrà,  usciremo alla luce ed “appariremo” come quella farfalla. Allora andremo di fiore in fiore ed allora, mentre Gesù scenderà, noi saliremo nel cielo e saremo simili a Lui e lo vedremo come Egli è.

     

Di O. Carter

Pubblicato da Risveglio Pentecostale

 
 

 

 

 

 

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