Brevi meditazioni bibliche da Cristiani Oggi
di
Carmelo Fiscelli
La guerra tra due re
"Oppure, qual'è il re che, partendo per muovere la guerra ad un
altro re, non si sieda prima ad esaminare se con diecimila uomini può
affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è
ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace."
(Luca 14:31,32)
Dopo aver partecipato ad un ricevimento in casa del fariseo ed
aver presentato due parabole, il Signore si rimette in cammino. Come al solito,
molti Lo seguono, senza comprendere che avrebbero potuto seguire Gesù con
propositi diversi.
Piuttosto che accompagnarLo, come fa un
corteo, essi avrebbero dovuto condividere i Suoi pensieri, accettare le Sue
parole, diventare Suoi discepoli ed appartenere a Dio.
Le parole di Gesù sono, quindi, un richiamo per quanti Lo seguono
nella superficialità e nel disinteresse e, con due similitudini consequenziali,
Egli intende rafforzare il Suo insegnamento per diventare veri discepoli.
E' già una buona iniziativa che la gente segua Gesù per la via, ma
il Signore incoraggia alla riflessione, alla decisione ed all'abnegazione.
"Discepolo" non è chi va in chiesa ed ascolta la Parola di Dio, ma
colui che ama il Signore più di tutto, che si ispira alla vita di Cristo in
tutti gli aspetti della propria "Un discepolo non è più grande del
maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro" (Luca
6:40) e Gli rimane fedele sino alla fine "… e la Sua casa siamo noi
se manteniamo ferma fino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci
vantiamo" (Ebrei 3:6).
La similitudine della guerra tra due re riprende il pensiero di quella della
costruzione della torre ed insegna ad essere prudenti nelle scelte. A proposito
di questa parabola, qualcuno ha pensato che essa indichi il nostro
combattimento contro le forze della malvagità e che il giungere a patti con il
nemico sarebbe l'irreparabile sciagura.
Seppure la spiegazione è molto originale, sembra logico che Gesù abbia
usato degli esempi comuni per insegnarci, invece, la prudenza.
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Una scelta pertinente
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Gesù presenta il
caso di un conflitto tra interessi di stato. Naturalmente ci dovranno essere
delle buone ragioni e dei validi motivi, prima di pensare alla guerra. Non
basta, infatti, una dichiarazione infelice o la mancanza di un saluto per
coinvolgere tutto un popolo in un conflitto. Insomma, non si pensa ad una
guerra, se non ci sono i dovuti motivi.
Seguire Cristo deve
essere una scelta razionale! Dobbiamo avere i motivi legittimi per schierarci
dalla parte di Dio!
La gente era
contenta di accompagnare Gesù e di comporre un discreto corteo, ma non
comprendeva la responsabilità di diventare discepolo, pari a chi vuole
costruire una torre, che deve considerare se ha i mezzi per completare l'opera,
od iniziare una guerra.
Come quelle azioni
dovevano essere supportate da validi motivi, così chi intende seguire Cristo
deve farlo, perché mosso dall'urgenza di scampare l'anima sua e dal desiderio
di imparare a vivere nella volontà di Dio: "Vegliate dunque, pregando
in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che
stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol
dell'uomo" (Luca 21:36).
Non serve scegliere
Cristo per transitività o per coinvolgimento emotivo. E' un buon motivo seguire
Gesù? Allora seguiLo! E' un buon motivo abbandonare
il peccato? Allora sali sul carro e "fuggi lungi dall'Egitto"! Se,
invece, non ne sei convinto, perché devi indugiare in una posizione della quale
non hai nessuna certezza? Tutti i discepoli devono sempre comprendere la
ragione per cui seguono Gesù e cosa implica seguirLo:
"… se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua
croce e mi segua" (Matteo 16:24); "… Signore da chi andremo noi? Tu
hai parole di vita eterna" (Giovanni 6:68).
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Una scelta ponderata
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Come prima di costruire
un magazzino , un uomo di buon senso avrebbe prima riflettuto, se avesse avuto
le possibilità determinare l'opera, così un re, determinato a muovere guerra,
avrebbe prima esaminato la sua forza militare. Egli deve essere certo di
raggiungere l'obiettivo, che rimane la vittoria, e non quello di essere
presentato sul campo di battaglia.
Non serve, infatti,
partecipare ad una guerra se sei consapevole della disfatta. Come chi muove
guerra deve essere assolutamente certo della vittoria, così chi intende seguire
Cristo deve valutare gli obiettivi che si prefigge.
Bisogna rendersi
conto dei vantaggi che offre il diventare discepoli di Cristo. Diventare
discepoli di Gesù ti assicura la giustificazione per fede "…ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete
stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del
nostro Dio" (1 Corinzi 6:11), ti garantisce la presenza di Dio nel
cuore "non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio
abita in voi?" (1 Corinzi 3:16), ti consente di vivere nella
benedizione "benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù
Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti
in Cristo" (Efesini 1:3), ti rende conforme all'immagine di Cristo "perché
quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad essere conformi
all'immagine del Figlio Suo, affinché Egli sia il primogenito tra molti
fratelli" (Romani 8:29), ti riserva la gloria dei cieli "…per una eredità incorruttibile, senza macchia ed
inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi" (1 Pietro 1:4).
Gesù non è mai
stato attratto dalla quantità di seguaci, quanto dalla loro qualità e dalla
razionalità della loro scelta. Egli, perciò, non ha percorso la Palestina per
assemblare un popolo, ma per salvare e chiamare fuori dal peccato, quanti erano
disposti a credere alla Sua Parola: "Onde molti dei Suoi discepoli,
udite che l'ebbero, dissero: questo parlare è duro: chi lo può ascoltare?… Da
allora molti dei Suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavano più con
Lui" (Giovanni 6:60,66).
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Una scelta previdente
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Un re prudente, considerata la piccolezza del suo esercito, non
sarebbe mai entrato in guerra contro un nemico due volte più numeroso. Perciò
davanti all'impossibilità di conseguire i suoi obiettivi, quel re, anche se
disposto alla guerra, avrebbe dovuto cambiare pensiero e scegliere la via della
diplomazia. Considera che l'indifferenza o una blanda adesione a Cristo non
sono sufficienti ad assicurarti la vita con Dio.
Allora muta pensiero e compi la scelta migliore: "Così
dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può essere mio
discepolo" (Luca 14:33).
Tratta, dunque, la pace con Dio! Se formare un corteo cristiano
nella chiesa non ti consente di raggiungere la salvezza, è necessario che il
tuo pensiero sia rivisto e cambiato e che tu segua Cristo per amore e desiderio
di compiere la "santificazione nel timore del Signore" (2 Corinzi
7:1).
di Carmelo Fiscelli
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