Brevi meditazioni bibliche da
Cristiani Oggi
di Carmelo Fiscelli
I bambini che giocano
Ma a chi paragonerò
questa generazione? E’ simile ai bambini seduti nelle piazze che gridano ai
loro compagni e dicono: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto. Infatti è venuto Giovanni, che
non mangia e non beve, e dicono: “Ha un demonio!” E’ venuto il figliuolo
dell’uomo, che mangia e beve e dicono: “Ecco un mangione ed un beone, un amico
dei pubblicani e dei peccatori!” Ma la sapienza è stata giustificata dalle sue
opere”.
(Matteo 11:16-19)
Questa parabola segue un incontro con i discepoli di Giovanni, il
Battista, che riferiscono una sua ambasciata. Giovanni è certo che Gesù sia il
Messia, perché Dio glielo ha confermato: “E io non lo conoscevo; ma appunto
perché egli sia manifestato ad Israele, son io venuto a battezzar con acqua. E
Giovanni rese la sua testimonianza dicendo: ho veduto lo Spirito scendre dal cielo a guisa di colomba, e fermarsi su di lui.
Ed io non lo conoscevo; ma colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi
ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che
battezza con lo Spirito Santo. Ed io ho veduto ed ho attestato che questi è il Figliuol di Dio” (Giovanni 1:31-34).
I discepoli, però, ne sono in dubbio, perché non comprendono come
mai il Signore lo lasci ancora in prigione. Interrogato su questo quesito,
Giovanni li manda a Gesù, perché loro ne siano accertati. Il Signore presenta
le Sue credenziali: “E Gesù rispondendo disse loro: andate a riferire a
Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi
camminano; i lebbrosi sono mondati ed i sordi odono; i morti risuscitano, e
l’evangelo è annunciato ai poveri” (Matteo 11:4,5). Poi Egli elogia il ministerio di Giovanni: “Or com’essi se ne andavano,
Gesù prese a dire intorno a Giovanni: che andaste a vedere nel deserto? Una
canna dimenata dal vento? Ma che andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide
vesti? Ecco, quelli che portano delle vesti morbide stanno nelle dimore dei re.
Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Si, vi dico, è uno più che profeta.
Egli è del quale è scritto: Ecco,io mando il mio messaggero davanti al tuo
cospetto, che preparerà la via dinanzi a te. In verità io vi dico, che fra i
nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Giovanni Battista; però, il minimo
nel regno dei cieli è maggiore di lui” (Matteo 11:7-11).
Quindi Gesù ricorda quanti altri hanno parlato nel nome di Dio, “Poiché
tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni” (Matteo 11:13).
Poi, rivoltosi alla gente, e specialmente ai farisei ed agli scribi, descrive
la loro attitudine nei confronti di quanti hanno trasmesso loro il messaggio di
Dio con la parabola dei bambini che giocano in piazza, un posto pubblico di
ritrovo: “Ma a chi assomiglierò io questa generazione?”.
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I bambini che giocano
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Gesù prende
l’illustrazione da un gruppo di bambini, che giocano fra loro, imitando quanto
avviene nel loro paese. Il verbo “seggono nelle piazze”, indica
semplicemente che quei bambini stanno lì a passare il tempo. Essi vogliono
vivere, ora un a scena di nozze, ora quella di un funerale. Mentre qualcuno
imita il suono degli strumenti musicali, altri eseguono il mimo di una danza di
nozze. Il secondo giuoco consiste nella parodia di una scena di lutto. Anche
qui un gruppo intona delle nenie funebri (Matteo 9:23), mentre altri ripetono i
gesti di dolore. Dalle parole del Maestro, il gruppo che ha delle iniziative
rappresenta i profeti di Dio, ed in particolare Giovanni Battista e Gesù
Cristo. Giovanni ha esposto il messaggio di Dio in tono più rigido e severo: “Così,
con molte e varie esortazioni evangelizzava il popolo” (Luca 3:18) ed ha
vissuto un a vita più austera “Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello
ed una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di
miele selvatico” (Matteo 3:4). Cristo, invece, si è maggiormente calato nei
problemi della gente, si è avvicinato a tutti ed è andato attorno predicando
l’Evangelo e facendo il bene: “… La storia di Gesù di Nazaret;
come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato
dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui” (Atti 10:38).
La diversità di
vita vissuta sottolinea la peculiare personalità di quanti hanno profetizzato.
Ognuno di essi, pur conservando il proprio stile di vita, ha presentato il
messaggio ricevuto da Dio: Giovanni il Battista, che predicava nel deserto
della Giudea, e diceva: “ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino”
(Matteo 3:1,2); …Gesù cominciò a predicare e a dire:
“ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Matteo 4:17). E’ certo
che per Gesù non si è trattato di una semplice ambasciata, come per Giovanni,
perché la Sua stessa vita è il messaggio dato che Cristo è la Parola (nel
principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.” (Giovanni
1:1).
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I bambini che
vogliono giocare
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Le diverse proposte di gioco, presentate da chi canta ora allegre canzoni, ora lamenti funebri, sono un invito per tutti a partecipare. In quel modo vorrebbero coinvolgersi tutti quanti e giocare insieme. Il ministerio profetico non è stato esercitato per esprimere la loro superiorità e manifestare la differenza fra “colui che serve Dio e colui che non Lo serve”, ma anzi per incoraggiare “le pecore perdute della casa di Israele” a tornare al Pastore. Tutti i profeti di Dio hanno voluto richiamare l’interesse del popolo e guidarli al ravvedimento ed alla salvezza.
“Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce” (Giovanni 1:6-8). (Ma quello che Dio aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti… e tutti i profeti da Samuele in poi, quanti hanno parlato, hanno anch’essi annunciato questi giorni” (Atti 3:18,24). I profeti, quindi, hanno lavorato per riunire il popolo davanti a Dio con l’annuncio della Sua Parola.
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I bambini che non vogliono giocare
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Mentre alcuni bambini hanno tentato di giocare insieme, altri si
sono rifiutati di partecipare ed hanno avuto da ridire. Si erano trovati tutti in piazza per giocare,
ma, evidentemente perché difficili di gusti, alcuni non hanno accettato nessuna
proposta ed il gioco è stato da loro rovinato. Gesù paragona i farisei e gli
scribi a questi bambini capricciosi, ostinati ed incontentabili. “Chi è da
Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete
da Dio” (Giovanni 8:47). Infatti per quanto i profeti abbiano cercato di
incoraggiarli alla salvezza, i loro tentativi sono risultati inutili. “Voi
non avete ballato… voi non avete fatto cordoglio”
(Matteo 11:17). Come bambini capricciosi che hanno sempre da ridire a
qualsiasi proposta e che non hanno dato retta ai loro compagni di gioco, i
farisei hanno rifiutato sia Giovanni Battista che Gesù. Del primo, che ha
parlato loro di penitenza, hanno malignato che hanno agito sotto l’influenza diabolica,
perché ha vissuto una vita quasi completamente priva di contatti sociali “Difatti
è venuto Giovanni il battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite:
‘Ha un demonio ‘” (Luca 7:33). Cristo, invece è stato accusato
oltraggiosamente di essere un crapulone, uno spregiudicato ed irrispettoso
della distinzione tra pii e peccatori. Insomma, qualunque ambasciatore ha
portato il messaggio di Dio, è stato respinto con apatica indifferenza. Gesù
ribadisce che i loro giudizi disprezzanti stavano cozzando con quanti erano
stati salvati da Dio, i quali apprezzavano ed onoravano sia l’aspetto austero
di Giovanni, sia quello affabile di Cristo. Le opere di Dio Gli danno ragione,
ma i farisei non vogliono comprenderlo.
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L’insegnamento della parabola
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La parabola illustra un principio pratico: qualunque cosa si
faccia, è impossibile salvare chi non lo vuole. Simili a quei farisei sono
coloro che non vogliono accostarsi a Dio e che adducono delle scuse, lamentando
ora un pretesto, ora un altro. Lo scopo di quanti annunciano l’Evangelo è di
indurre i peccatori a donare il cuore al Signore. Qualunque sia la cultura,
l’esposizione, lo stile di vita del messaggero di Dio, è di secondaria
importanza rispetto al bisogno di essere salvati. Perciò ascoltate il messaggio
dell’Evangelo e disponetevi ad ubbidire alla volontà di Dio, che vi vuole
liberi dal peccato. “Egli è paziente verso voi, non volendo che alcuni
periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi” (2Pietro 3:9).
di Carmelo Fiscelli
Pubblicato da Cristiani Oggi
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