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Ci vogliono tre persone per formare
un vero matrimonio
Un
matrimonio, perché possa essere veramente felice, richiede una coppia che sia
cosciente delle proprie responsabilità e della propria dipendenza da Dio. Essa
è una medicina contro la solitudine, un rifugio dalle intemperie della vita, un
condividere il bene ed il male. Per la sua stessa natura è un esercizio di
unione, qualcosa di molto più grande della somma di sue parti!
La
ragione per cui il matrimonio è più grande della somma di due parti, è che ci
vogliono più di due persone per rendere un matrimonio veramente felice ed
armonioso; il tipo di matrimonio che la Bibbia, cioè Dio, ha istituito.
Ci
vogliono due persone per bisticciare, ma ce ne vogliono tre per avere un vero
matrimonio! Occorre uno sposo ed una sposa, certamente, ma chi sarà la terza
persona? Non certo l'ufficiante, chiunque sia: prete o pastore o sindaco…
Nessuno di questi può essere la terza parte.
La
terza persona, coinvolta nel matrimonio, se il matrimonio vuole essere un vero
matrimonio come ce lo descrive la Bibbia, è Dio. Si, ci vogliono tre persone
per avere un perfetto matrimonio: lo
sposo, la sposa e Dio. Ci vuole una coppa che sia cosciente dei propri doveri,
l'uno verso l'altra, ed anche della loro responsabilità verso il Signore,
autore e istitutore del primo matrimonio.
Il
matrimonio è un'esperienza che possono affrontare con successo, solo persone
adulte, assennate; gli incontri romantici dell'adolescenza sono una
preparazione al matrimonio; i giovani devono prima crescere e superare questo
stadio. Troppo giovani, ahimè, affrontano il matrimonio con un'attitudine
romantica ed egocentrica, pieni di sogni ad occhi aperti che concernono
solamente "l'avere" e mai il "dare".
Non
hanno progredito, non hanno maturato al di là dello stato del
"ricevere"… Questo atteggiamento è deleterio, e trasformerà, in poco
tempo, la "luna di miele" in "sentiero di guerra".
In
questo modo, il matrimonio non è più un "duetto", ma piuttosto un
"duello". Il suo fine è travisato, ed invece di essere un mezzo per
espandere la propria personalità, diventa una prigione.
L'ingiunzione
di Gesù: "cercate prima il regno e la giustizia di Dio" è giusta
e pertinente tanto nel matrimonio, quanto in qualsiasi altra circostanza.
Si
augura sempre molta felicità ai nuovi sposi… si dovrebbe, invece, augurare una
vita santa, nel senso evangelico della parola, ed allora la felicità non
mancherebbe.
Il
momento per fissare alcuni principi fondamentali, per stabilire la propria
famiglia secondo gli insegnamenti cristiani, è prima, non dopo il matrimonio.
Il tempo per garantire il posto preminente di Dio nella famiglia, è prima delle
cerimonie nuziali, non dopo!
Alcuni
cristiani pensano di poter posporre la decisione dopo il matrimonio, e se si
sono uniti ad una persona non credente, s'illudono di poterla guadagnare in
seguito, col tempo. Avvengono alcuni casi sporadici, in cui questo si avvera,
ma di solito, come può Iddio venire in soccorso a colui o a colei che ha
disubbidito volontariamente? Che ha cioè trascurato quanto la Parola di Dio
dice al riguardo? E' presunzione più che fede! "Non vi mettete con gli
infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la
giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?" (2
Corinti 6:14).
Non vi
è nulla di più letale per un matrimonio, dell'unione di un credente ed un
incredulo, dell'unione di un credente ed un incredulo, perché non si potranno
evitare le discrepanze, le discussioni, le incomprensioni, la divisione
spirituale… La vita, insomma, è vista da angoli completamente diversi!
Perfino
gli antichi pagani riconoscevano che persone con concezioni di vita e di fede
diverse, non potevano essere felici a lungo.
Il
filosofo Solone scriveva a questo proposito: "accoppiatevi con i vostri
simili; non potrete mai andar d'accordo con coloro che non la pensano come
voi!".
Forse
il nome di Olivia Langdon non vi dice molto, ma il suo nome di sposa, forse ve
la fa riconoscere: Signora Olivia Twain. Il grande scrittore s'innamorò
follemente della giovane devota ragazza. Egli considerava la sua fede una
illusione, e vedeva le sue convinzioni con occhio mezzo divertito e mezzo
tollerante. Egli promise di non intervenire mai sulle sue convinzioni religiose
e mantenne la parola. Ascoltava cortesemente quando Olivia pregava prima dei
pasti, e leggeva ad alta voce la Bibbia ogni sera. Questo doveva essere un
arrangiamento che avrebbe dovuto renderli felici, ma, invece, fu il contrario.
L'atmosfera
in cui viveva, poco a poco, distolse Olivia dalle sue pratiche religiose, e
l'influenza dei pensieri scettici del marito ebbero il sopravvento sulla sua
fede, la quale andò man mano spegnendosi.
Quando
un terribile male colpì Olivia, Mark Twain sentì che non potevano le sue idee
sopperire al conforto della fede. Egli cercò di incoraggiarla a ritornare a
Dio, ma la risposta della sua disperata compagna lo sconvolse.
Ella
lo guardò con dolore e rispose: "non ho più nulla, mio caro!".
Certamente
non succede a tutti, quello che successe ad Olivia Twain; come quando c'è
un'epidemia, non tutti si ammalano, … ma chi vuole correre il rischio?
La
Bibbia è molto chiara, e risponde anche a coloro che si sentono liberi di sposarsi
con chiunque, che lo possono fare, a condizione "sia nel Signore!"
(1 Corinti 7:39).
Che ne
è di coloro che trovano la fede dopo sposati, e quando il loro compagno,
invece, rimane incredulo? Anche questo caso è contemplato nella Bibbia, ed essa
ci dice chiaramente che dobbiamo restare col compagno o compagna che ci eravamo
scelti, e che la nostra condotta irreprensibile, giusta e soprattutto buona,
può influenzarli per il Signore "…e la donna che ha un marito non
credente, se egli consente d'abitar con lei, non lasci il marito." (1
Corinti 7:13).
Certo,
avere Dio nel matrimonio è essenziale perché si formi una vera armonia tra i
coniugi e perché si superino quegli screzi prodotti dal carattere e dalle
circostanze della vita, e che richiedono pazienza e grande amore… quell'amore
che non finisce, perché è l'emanazione naturale di un'anima che vive in
comunione costante con Colui che è amore. Quell'amore che è il riflesso di
quanto l'apostolo Paolo ha scritto nel tredicesimo capitolo della sua prima lettera
ai Corinti: "l'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si
vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente; non cerca il
proprio interesse, non s'inasprisce, non sospetta il male, non gode con
l'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, spera ogni cosa,
sopporta ogni cosa" (versi 4-7).
Un
compagno che circonda la sua sposa di un amore come quello descritto da Paolo,
come non sarà ricambiato con uguale trasporto? Ed un matrimonio simile, cosa
potrà mai distruggerlo?
Orbene,
ci vogliono tre persone per fare un matrimonio felice, stabile. Dio accetta
sempre tutti gli inviti che Gli rivolgiamo, e quando Egli è presente, solo
allora i coniugi si ameranno di un amore, come dice la Bibbia, "più
forte della morte".
Dal Risveglio Pentecostale
"Il
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